Crudo o cotto? L’olio è sempre buono

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Continua il nostro percorso alla scoperta dei benefici dell’olio extravergine di oliva. Più volte abbiamo evidenziato le tante proprietà benefiche che l’olio fornisce all’organismo, supportandole con l’esito di ricerche scientifiche e studi specifici. In questo articolo parliamo di una nuova, interessante scoperta effettuata da un team di ricercatori dell’Università di Barcellona. Al centro dell’analisi, il rapporto tra le proprietà antiossidanti nell’olio extravergine crudo e in quello cotto.

 

I polifenoli nell’olio cotto

Artefici dell’azione antiossidante dell’olio extravergine sono principalmente i polifenoli. I ricercatori hanno studiato l’azione dei polifenoli in relazione all’aumento della temperatura dell’olio ed hanno osservato che, anche se drasticamente ridotti, i polifenoli restano presenti nell’olio anche dopo l’aumento considerevole della temperatura ed in quantità comunque elevate.

Questo a riprova del fatto che l’olio extravergine d’oliva, anche cotto, continua a garantire proprietà antiossidanti, mantenendo il suo ruolo di principale fonte di grassi buoni nell’alimentazione. Inutile dire che questa caratteristica evidenzia anche come l’olio extravergine sia in assoluto il miglior condimento anche in fase di cottura, rispetto al burro o ad altri grassi.

 

L’azione antiossidante dell’idrossitirosolo

Un’altra ricerca viene direttamente dal Cnr (Centro nazionale delle ricerche) e riguarda l’interazione dell’olio extravergine con l’attività cerebrale. Si parla sempre di proprietà antiossidanti, ed in questo caso il responsabile è l’idrossitirosolo, un composto naturalmente presente nell’olio extravergine. Il composto sembra proteggere le cellule del cervello ed è in grado di rallentare l’invecchiamento neuronale.

Man mano che l’età avanza, cala progressivamente il processo di creazione di nuove cellule cerebrali. L’idrossitirosolo rallenta invece l’invecchiamento cellulare e favorisce la proliferazione di cellule staminali, da cui vengono generati i neuroni.

Altra scoperta della ricerca è che l’idrossitirosolo è presente in grande quantità anche negli scarti della lavorazione delle olive. Questo vuol dire che in futuro si potrebbero studiare procedure per separare le parti buone della lavorazione dallo scarto, riducendo così anche l’impatto ambientale.

olio

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